Un itinerario tra la collina e la Bassa reggiana per scoprire luoghi, artisti, visioni: dall’Irlanda di Erik Messori alla street art di Primo Montanari, dai luoghi di Vittore Fossati e Vittorio Messori ai castelli documentati da Bodo Ebhardt.
Il Circuito Off è occasione per scoprire luoghi e situazioni al di là del contesto cittadino. Ricetta collaudata: partire, dividere la giornata in tappe, usare l’occasione delle mostre anche per vedere l’altro.
Si può cominciare dal magnifico Palazzo Bentivoglio di Gualtieri in vista delle rive del fiume Po. Nella “Sala dei Falegnami” il fotogiornalista Erik Messori, autore di numerosi reportage internazionali, presenta la suggestiva “Independence on my skin” curata da Andrea Casoli e promossa da Corsiero Editore: la storia delle tensioni e dei conflitti irlandesi viene narrata attraverso i tatuaggi con cui coloro lottano per l’indipendenza hanno istoriato i propri corpi.
Qualche chilometro e siamo nella sala espositiva della Scuola Secondaria di Fabbrico. Nell’ambito della 35° edizione della manifestazione Idea Verde, ecco “Viaggio in un paesaggio terrestre”, a cura di Silvia Cavalchi, storico progetto che ha messo insieme il fotografo Vittore Fossati e il compianto scrittore Giorgio Messori: un itinerario sentimentale e culturale in luoghi d’Europa che divengono testimonianza personale, visione e simbolo.
Poi si punta alla collina. In Biblioteca ad Albinea Primo Montanari presenta un nuovo capitolo, divenuto anche libro d’artista, della ricerca che sta svolgendo sulla street art del territorio: qui racconta il murales realizzato dal reggiano Simone Ferrarini sui muri esterni dei Magazzini delle Farmacie Comunali di Reggio Emilia a partire dall’opera “Cadavre Exquis” del celebre artista Yuval Avital.
Infine, fermata a Viano e al suo magnifico Castello: “Testimonianze di mondi perduti” presenta gli scatti del pioniere Bodo Ebhardt (1865-1945), architetto che per primo si è interrogato sulle trasformazioni del paesaggio in Emilia Romagna che hanno portato a una riconfigurazione del rapporto con una tradizione che continua a dialogare, dall’alto di un colle e dalla cima dei secoli, con le genti di oggi.