Gli spazi di Bruno Cattani Photography presentano a Reggio Emilia le opere di uno dei più acclamati creatori di visioni fotografiche del panorama contemporaneo, capace con il suo bianco e nero di creare le atmosfere più tenere, misteriose, terrificanti.
Quasi duecento anni di fotografia dovrebbero avere abituato a ogni tipo di approccio: niente dovrebbe più spiazzare. Ci consideriamo scafati, cinici, esperti.
E, invece, arrivano creatori come Michael Ackerman che, senza apparentemente volere la rivoluzione e appoggiandosi anzi su tecniche apparentemente desuete, reinventano tutto, ci atterriscono, mettono in crisi le nostre certezze, ci rendono in qualche modo più piccoli, ancora capaci di emozioni primarie.
Nato a Tel Aviv nel 1967, cresciuto a New York, attivo dagli anni Novanta, ora famoso in tutto il mondo e attualmente residente a Berlino, Ackerman è particolarmente legato alla storia dei suoi genitori che si intreccia con quella del XX secolo: le persecuzioni contro gli ebrei nell’Europa Orientale, l’emigrazione in Palestina, le guerre arabo-israeliane. Tutto questo in qualche modo si riversa nel suo immaginario poetico, anche se in maniera indiretta, allusiva. I suoi scatti ripercorrono tutta la fantasmagoria del bianconero, utilizzano difetti ottici come la vignettatura, colgono atmosfere enigmatiche, sono innamorate della notte, allestiscono una drammaturgia, con l’istantaneo bagliore dell’apparizione raccontano storie che possono essere tenerissime, ma anche spaventose. Hanno qualcosa di soave e maledetto.
La mostra “La notte, il cuore batte più forte” a cura di Claudio Composti/mc2gallery in collaborazione con Bruno Cattani, è l’occasione per scoprire e conoscere anche a Reggio Emilia (sarà presente per un workshop il 5 e 6 maggio) un artista unico.