“Non ha fissato una meta precisa. Ha intenzione di fare un viaggio lento, in treno, attraverso l’Europa. Evitare i centri importanti e le capitali. Fermarsi a dormire nelle piccole città di provincia, sedersi ai tavoli delle osterie e delle birrerie di paese. Andare a letto la sera presto e svegliarsi ogni giorno quando ancora fa buio.
In Camere Separate (1989), Pier Vittorio Tondelli elabora l’archetipo del viaggio inteso come conoscenza dell’altro e del proprio esserci con/senza l’altro. In questo viaggio la meta non è un luogo specifico, ma un insieme di spazi che diventano simboli: stanze in affitto, camere di albergo, jazz club, in cui la precarietà geografica è la condizione che consente all’amore di non infangarsi nella quotidianità. Le camere diventano tappe dell’esplorazione sentimentale di Leo e Leo-e-Thomas, coincidenti con un momento storico in cui la anche geografia politica ed emozionale del continente era in divenire.
Le immagini in mostra parlano di questi luoghi: camere in cui riverberano le tracce di chi le ha abitate, dove lo sguardo è spesso laterale, proiettato sulla vita che scorre (lungo i bordi) fuori dalla finestra, distante. Camere la cui topografia è indefinita, il tempo interrotto. Camere ritratte su pellicola, occupate per tempi brevissimi: rifugi precari dalla collocazione indefinibile.