“Come tutti quelli che cercano di esprimere qualcosa di personale, sono portatore di un sogno”
Gérard Castello Lopes
Le immagini di Castello-Lopes ci fanno conoscere due aspetti del suo percorso di fotografo: la testimonianza poetica sugli anni della dittatura di Salazar e la ricerca formale sulla bellezza che si annida dietro ogni angolo della realtà.
Lopes ha iniziato a fotografare nel 1955 seguendo un corso di immersione sottomarina e ha vissuto in Portogallo sotto un regime autoritario ispirato alle idee nazionaliste di Charles Maurras. Questa visione corporativa in cui i conflitti venivano pacificati da un cristianesimo conciliatore, da una polizia pronta a torturare i recalcitranti e da una censura destinata a mettere a tacere, è entrata nella storia con il nome di salazarismo.
Il sogno di cui parla Lopes prende la forma di una testimonianza di quella realtà oppressiva che durò quasi cinquant’anni. Per riuscire a fotografare le persone nella strada, nei tuguri, nei campi o nelle fabbriche si è ispirato al rigore professionale e umano di alcuni grandi maestri come Henri Cartier Bresson, Eugene Smit, David Duncan o Larry Burrows.
Gérard è nato in Francia, ha trascorso l’infanzia e la giovinezza a Lisbona. Si è occupato di distribuzione cinematografica fino al 1974 compiendo diversi viaggi in Europa.
Gérard Castello-Lopes è alternativamente portoghese o francese, come pure sarebbe formalmente giusto. Molto più semplicemente, potremmo dire che lui è un uomo e un fotografo dell’Europa: l’esperienza di una vita, il senso di una civiltà che s’innalzano al di là delle radici di un singolo paese, ma che di tutte quelle antiche radici hanno bisogno per potere meglio guardare al cielo.
Così come altri autori prima di lui, anche Castello-Lopes ha deciso, in occasione della mostra antologia a lui dedicata nel 2003 a Palazzo Magnani (Gérard Castello-Lopes. Vedere, il sogno di una vita. Fotografie 1956-2002) , di donare l’intera esposizione, comprese le quattro fotografie realizzate a Reggio Emilia nel novembre 2002, alla Provincia di Reggio Emilia, che, come è già avvenuto in altre simili occasioni, intende non solo conservare queste opere, ma promuoverne la diffusione.
La Fondazione Palazzo Magnani coglie questa occasione per continuare ad operare, accanto all’istituzione proprietaria, nella valorizzazione degli artisti e delle opere che sono entrati a far parte della collezione artistica della Provincia di Reggio Emilia.
Mostra a cura di Silvia Cavalchi