“Sogno Europeo” è frutto di un amicizia fatta di confidenze, è un percorso di condivisione di storie vissute, taciti dialoghi. Attraverso uno sguardo attento e istintivo si interroga sul concetto d’identità e di appartenenza, racconta una storia contemporanea d’altri tempi, mostra da vicino un passato lontano, un passato che pur non avendo attraversato fa parte del nostro trascorso.
Il racconto del quotidiano, fatto di piccoli gesti e oggetti che raccontano la fragilità dell’essere umano e indagano l’inquietudine dell’anima.
Pilar Dominguez è un’artista poliedrica, specializzata in tecniche di stampa incisorie.
E’ nata in Cile, a Valparaiso. Nel 1975, dopo il Golpe di Stato, si trova costretta a emigrare a causa del clima politico e di una situazione familiare avversa.
L’esigenza, ma anche la voglia di partire per l’Europa per proseguire gli studi d’arte, la portano ad imbarcarsi in un viaggio di quasi due mesi, destinazione Spagna (unica ambasciata aperta), sapendo cosa stava lasciando ma non cosa avrebbe trovato. Per una serie di fortunati eventi riesce invece ad arrivare in Italia e a sbarcare a Genova, come clandestina.
“In quegli anni essere straniera non è facile, è una sensazione, perdi l’identità quando parti, non hai identità. Uno, io mi sono trovata molto bene qui, mi sono trovata quasi Italiana però non ti davano permessi, era un bel casino essere straniera. Avevi degli amici ma eri sempre straniera, anche per i lavori, non è facile, però va beh lo superi, lo superi, perchè non puoi rimanere li. […] Son partita si da Valparaiso, mi sono portata una borsa, con pochi vestiti ma più che altro strumenti, in realtà, mi sono portata gli strumenti di incisione sgorbie e punte […]
Poi a Milano quando era a Brera ho cominciato a stampare in altri laboratori dove in realtà erano tutti maschi, perchè non si usava negli anni ‘80 che le femmine facessero questo lavoro era più pesante, torchi giganti, però me la sono cavata. Era bellissimo, perchè veramente impari sempre”
Dopo un primo periodo a Genova ai margini della società, decide di trasferirsi a Milano, inizia un percorso di studi all’Accademia d’Arte di Brera.
Nel tempo, Pilar riesce ad inserirsi nel mondo del lavoro come illustratrice per il Corriere della Sera e dopo poco entra nel mondo delle gallerie d’arte grazie a Giovanni Fumagalli direttore della Galleria delle Ore.
“La situazione politica i primi tempi a Milano, in quegli anni li, erano gli anni delle Brigate Rosse, e io ero un occupante di casa, occupavo casa perchè non avevo casa, allora ti dovevi organizzare con gli amici italiani ovviamente, e occupavamo le case, le aggiustavamo tutte, l’acqua, l’acqua calda, il tetto, il bagno, e abbiamo dipinte anche tutte, ma era molto attiva, veramente era molto attiva si facevano mostre per sensibilizzare il quartiere, in modo da far capire che noi non eravamo delinquenti. Bisognava lottare molto, erano anni di tanta eroina e droga, perciò bisognava anche lottare un pò con queste cose però erano anni di collaborazione belli. Rifarei uguale.”
Nel primo periodo tutte le opere di Pilar, dai quadri alle incisioni, ai murales, raccontano del momento storico/politico che si stava attraversando, mi racconta di aver visto delle situazioni terribili e solo a fine degli anni ‘70 la sua produzione artistica riesce ad abbandonare le vicissitudini politico-sociali per approcciarsi ad una visione più astratta.
Quando la situazione politica l’ha permesso, ha viaggiato in Venezuela ed è tornata in Cile a insegnare arte, inizialmente credendo di restare, ma poi tornando in Italia, perchè di fatto, anche questa è casa sua.
Dopo 35 anni di permanenza in Italia, Pilar riesce ad ottenere la cittadinanza Italiana, con non poche difficoltà legate alla burocrazia del nostro paese. Quando le chiedo se si sente italiana mi risponde:
“Ormai con cittadinanza o senza cittadinanza si, ti devo dire che con cittadinanza sei più sicura perchè sei italiana e non ti mettono alla frontiera, e quando non ero cittadina italiana veramente avevi dei pericoli, nelle occupazioni di casa erano i primi a nasconderti i compagni, perchè ti mettono alla frontiera, cosa che è successa ad amici nella mia situazione, è rischioso […] mi considero in pieno italiana, in pieno cilena”.
Per l’intervista completa : https://www.youtube.com/watch?v=30m_CtKnFKk