Descrizione progetto
Che cosa significa, nel 2023, appartenenza?
Possiamo ancora definire i legami come radici che si ampliano partendo da un nodo comune, oppure oggi nuove logiche di condivisione hanno creato dinamiche che aprono a differenti orizzonti?
Le persone oggi strutturano e custodiscono un loro diagramma di deduzioni e referenze esperienziali che esula dalla mera nozionistica e dalla geografia di connessioni apprese nei libri di scuola: le strade che oggi si aprono sono molteplici e possono essere intraprese (o osservate) con pregiudizio o paura oppure con riconoscimento e gratitudine.
Attraverso i 24 scatti dei fotografi in mostra, Echoes desidera (esporre, presentare o proporre) scenari capaci di restituire al fruitore la realtà ampia e frammentata che compone il nostro contemporaneo, combinando in allestimento fotografie che riportano vicende personali accanto ad eventi storicizzati, senza tralasciare la narrazione visiva delle percezioni interiorizzate, e la conseguente delusione che – a volte – deriva nel vederle infrante.
In occasione della mostra a Fotografia Europea 2023, i confini geografici si tramutano in tela, in superficie sensibile su cui (ideare, disegnare, creare, ) nuove strade, generare visioni trasversali a dimostrazione che l’immutabile non esiste e che l’unica parola capace di accompagnarci negli esordi, nonchè negli imprevisti, è moltitudine.
Una moltitudine di giorni (anomali tipici, audace, bizzarri, curioso, eccentrici, imprevedibili, insoliti, diversi, ambigui, equivoco, stravaganti, surreali, singolari, fuori dell’ordinario ) fatti di ricordi addormentati e sbiaditi, di rumori attutiti dalla lontananza del ricordo, di corpi abbattuti, di solitudini pesanti, di calcoli sbagliati ma anche di musei custodi silenti di “prime volte” o di scatole di latta, senza contenuto.
La fotografia oggi è più che mai una testimonianza assorta, decisa ad abbandonare i confini a cui è stata costretta (e a cui ci siamo costrettə).
Come noi, essa non è più relegata al ruolo di “eterna testimone”, di riproduttrice oggettiva di un reale, bensì co-creatrice di quelle stesse moltitudini indicatrici di differenze che accrescono, e che – allo sguardo umano – possono, ma non devono, più sfuggire.
Bio Collettivo
Arizona è un’azienda e collettivo fondata dalla fotografə reggiana Irene Ferri.
Come azienda, Arizona vuole ispirare le persone disconnesse dalla propria creatività a ritrovare il proprio sparkle e smettere di vivere copioni inconsapevoli. Al suo interno sono riunite persone che amano coltivare la propria creatività, anche se nella vita non fanno per forza un “lavoro creativo”. In mostra quest’anno ci saranno i 18 fotografə e studentə che hanno vinto l’open call interna di Arizona in occasione del Festival di Fotografia Europea, insieme alla founder Irene Ferri.