Il titolo del progetto è “Caducità dell’Io”. Gli scatti nascono da una riflessione sulla marginalità e sulla molteplicità del proprio io percepito. L’Io è sempre una costruzione sociale, l’identità non è innata ma derivata, e talvolta viene cristallizzata in forme rigide e palpabili.
Ne consegue il bisogno di capire che l’io con cui ci identifichiamo è solo una delle innumerevoli combinazioni possibili e, forse, solo un’illusione. In questo viaggio ho voluto smontare questa costruzione, come un bambino distrugge un castello di sabbia dopo averci giocato abbastanza.
I quattro lati di ogni scatto sono i confini della nostra mente, ho a volte messo al centro il vuoto, simbolo di potenziale, e intorno frammenti di figure umane più o mendo deteriorate che simboleggiano possibili identità che entrano ed escono, crescono e si consumano. A volte al centro c’è il frammento, simbolo di frazione e mai di integrità assoluta, attorno al quale tutto il resto può essere liberamente sviluppato. In altre occasioni è la folla di persone che popola lo spazio. La materia moderna e quella antica a volte convivono. Il riquadro della foto può essere anche inteso come l’universo, così come l’io nella nostra mente, l’uomo non è al centro dell’universo ma ne è solo un possibile componente che convive con vuoto e materia.