Malmberget (traduzione letterale: la montagna di Ferro) è una piccola cittadina della Lapponia svedese sorta alla fine del 19° secolo. Durante il 20° secolo la popolazione del paese aumentò di pari passo allo sviluppo delle ricche miniere di ferro presenti nel territorio. A seguito delle grandi operazioni atte a sfruttare il più possibile la roccia ferrosa, la principale miniera della città (“the Pit”) allargò sempre più i suoi confini, contraendo ad un certo punto la stessa zona abitata. A causa del rischio di crolli, gli edifici circostanti furono demoliti, spostati o abbandonati e l’area della miniera delimitata da una recinzione che oggi appare come una presenza costante all’interno del paese, trasmettendo così un senso di isolamento e desolazione.
A Malmberget c’è un’area chiamata Shantytown che è stata costruita come una sorta di ambigua ricostruzione della città vecchia, in occasione della celebrazione del centenario dalla fondazione, con l’intento di ridare vita a una parte importante della storia del paese. Alla fine della cittadella ricostruita, si trova una piattaforma di legno che fa da base a un antico pezzo di binario ferroviario e un vagone, simboli del sistema di trasporto del minerale di ferro grezzo. Oggigiorno, la piattaforma è stata parzialmente inglobata dall’area recintata. Per me, questo sito appare come una chiara metafora della relazione tra gli abitanti di Malmberget e l’area della miniera.
Sulla piattaforma, ho deciso di tracciare una linea bianca che ricalca l’attuale confine dell’area vietata. Il disegno si estende per metà sulla parte recintata, per metà su quella accessibile.
Camminando sulla linea, ho voluto focalizzare l’attenzione sul limite che questa rappresenta; scavalcando la rete due volte, ho tentato di evidenziare il rapporto di circolare interdipendenza tra comunità e miniera.
Biografia dell’artista
Elena Mazzi (Reggio Emilia, 1984) dopo gli studi presso l’Università di Siena e lo IUAV di Venezia, ha trascorso un periodo di formazione al Royal Institute of Art (Konsthögskolan) di Stoccolma.
Partendo dall’esame di territori specifici, nelle sue opere rilegge il patrimonio culturale e naturale dei luoghi intrecciando storie, fatti e fantasie trasmesse dalle comunità locali, nell’intento di suggerire possibili risoluzioni del conflitto uomo-natura-cultura. La sua metodologia di lavoro, vicina all’antropologia, privilegia un approccio olistico volto a ricucire fratture in atto nella società, che parte dall’osservazione e procede combinando saperi diversi.
Le sue opere sono state esposte in mostre personali e collettive, tra cui: der TANK a Basilea, MADRE a Napoli, ar/ge kunst a Bolzano, Sodertalje Konsthall a Stoccolma, Whitechapel Gallery di Londra, BOZAR a Bruxelles, Museo del Novecento di Firenze, MAGA di Gallarate, GAMeC a Bergamo, MAMbo a Bologna, AlbumArte a Roma, Sonje Art Center a Seoul, Palazzo Fortuny a Venezia, Fondazione Golinelli a Bologna, 16° Quadriennale di Roma, GAM di Torino, 14° Biennale di Istanbul, 17° BJCEM Biennale del Mediterraneo, COP17 a Durban, Istituto Italiano di Cultura a New York, Bruxelles, Stoccolma, Johannesburg e Cape Town, Fondazione Bevilacqua La Masa di Venezia.
Ha partecipato a diversi programmi di residenza tra cui ZK/U a Berlino, Skaftfell Center for the Arts in Islanda, HIAP a Helsinki, Guilmi Art project in Abruzzo, Via Farini a Milano, Fundacion Botin in Spagna, Fondazione Bevilacqua La Masa di Venezia, Future Farmers A.I.R. a San Francisco, Spinola Banna per l’arte, Botkyrka AIR a Stoccolma.
È vincitrice, tra gli altri, di Cantica21 promosso dal Ministero degli Esteri e dal Ministero dei Beni Culturali, della 7° edizione dell’Italian Council promosso dal Ministero dei Beni Culturali, del XVII Premio Ermanno Casoli, Premio STEP Beyond, Premio OnBoard, VISIO Young Talent Acquisition prize, premio Eneganart, borsa Illy per Unidee, Fondazione Pistoletto, nctm e l’arte, premio Fondazione Sandretto Re Rebaudengo, premio Lerici Foundation, Movin’up.
Elena Mazzi sta attualmente conseguendo un dottorato di ricerca presso Villa Arson a Nizza.
La mostra è parte di Off Via Roma 2023 – Identità insostenibili